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News per tenervi aggiornati
Questa sezione ha lo scopo di raccontare il Progetto Fai la differenza, c'è... attraverso parole e immagini.
Quando sentiamo parlare di condivisione, è quasi inevitabile pensare ai social network. Condividere un pensiero oppure una fotografia, condividere un’opinione oppure un’emozione, attraverso queste piattaforme di sharing, ci siamo avvicinati ad un nuovo concetto di condivisione. Ma ci sono anche altri modi di condividere qualcosa con gli altri. Se pensiamo ad esempio alle grandi città, dove gli spazi vitali sono sempre più sacrificati e ristretti a vantaggio di strade e case, l’idea di condividere aree più o meno grandi dove coltivare piante, fiori e ortaggi in comune, è sicuramente un ottimo modo di trasformare spazi verdi abbandonati, in luoghi per il giardinaggio urbano. Non tutti infatti hanno a disposizione giardini o balconi di dimensioni tali da permettere queste attività. I giardini comunitari, sono una rappresentazione dell’economia della condivisione dove è possibile ritrovare il contatto con la terra e staccare dallo stress causato dal sempre più serrato ritmo che la vita di tutti i giorni ci costringe a sopportare. I giardini comunitari, sono terreni che vengono messi a disposizione della comunità per coltivare i prodotti della terra.
Proviate ad immaginare come sarebbe il mondo di oggi senza energia elettrica. Probabilmente si fermerebbe tutto perché ormai ogni attività professionale e quotidiana, non potrebbe essere svolte senza. Dagli elettrodomestici ai computer, dai cellulari alle auto, tutte le attività dell’uomo hanno praticamente bisogno di energia elettrica. Ma nonostante questa “dipendenza” energetica, ancora oggi 1,6 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’elettricità e 2,5 miliardi di persone dipendono dalla biomassa tradizionale come fonte di energia. Da questi numeri, si deducono due questioni importanti. La prima è che l’accesso all’energia elettrica deve essere ampliata anche a tutti coloro che non possono usufruirne, la seconda è che questa energia deve essere fornita in modo sostenibile e attraverso fonti rinnovabili. E’ esattamente quello che si prefigge l’obiettivo 7 dell’Agenda 2030: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni. E’ quindi fondamentale che gli investimenti nell’energia vadano nella direzione della sostenibilità ambientale, e parallelamente all’ottimizzazione dell’efficienza e del risparmio energetico.
Viviamo ormai nell’epoca delle fake news, ed è sempre più complicato capire chi racconta la verità e chi invece no. Alla stessa stregua, è altrettanto difficile capire chi realmente ha a cuore la questione della sostenibilità, e chi invece vuole solo mostrarsi sensibile alle tematiche ambientali, ma poi fa tutt’altro che metterlo in pratica. Questo comportamento si definisce “greenwashing”, ed è molto più diffuso di quanto si possa credere. Il termine è di origine anglosassone, ed è una sincrasi tra le parole “green”, che appunto significa verde e rappresenta il colore dell’ecologismo, e “washing”, che significa lavare. Si sente sempre più parlare di sostenibilità e di sviluppo economico, perché attraversiamo la delicata fase delle transizione ecologica. Il modo di produrre, di vivere, di spostarsi, devono cambiare per forza di cose se non si vuole condannare il pianeta. Le persone stanno prendendo coscienza di questa situazione, e aumentano quelle che prendono a cuore le questioni ambientali. Per questo motivo molte aziende in ogni angolo del mondo, utilizzano il greenwashing; per darsi una credibilità ambientale, che però è solo una facciata per vendere.
Quello della Transizione Ecologica, è un dicastero nato da pochissimo in Italia ma già presente in altri Paesi europei da qualche anno. E’ stato istituito con l’insediamento dell’ultimo governo Draghi ad inizio 2021. Prima di capire di cosa si occupa questo nuovo ministero e quali obiettivi si prefigge, ricordiamo qual è il significato di “Transizione Ecologica”. Con “Transizione Ecologica”, si intende il passaggio da un sistema produttivo intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell’impiego delle risorse, a un modello che invece si basa sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Rappresenta quella svolta epocale che deve portarci verso la realizzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Attraverso la Transizione Ecologica, si vuole contrastare il cambiamento climatico, la dipendenza energetica dai carburanti di origine fossile, le disuguaglianze sociali sempre più nette anche a causa della pandemia.