Quello del cambio dall’ora solare all’ora legale, è un tema che da anni sta generando un dibattito tra chi lo vorrebbe abolire e chi invece no. Non c’è dubbio però che il cambio dell’ora e il passaggio a quella legale, porta dei considerevoli benefici sia economici che ambientali. Prima di analizzare tali benefici, ecco un breve riepilogo storico di questa convenzione.
In Italia l’ora legale venne istituita in forma stabile nel 1966 e fino al 1979, con validità dalla fine del mese di maggio fino alla fine di settembre. Nel 1980, dopo la riforma, il cambio tra l’ora solare a quella legale venne anticipato alla fine del mese di marzo. Con l’avvento infine della regolamentazione europea avvenuta nel 1996, arriviamo all’attuale meccanismo che prevede appunto il passaggio dall’ora solare e quella legale l’ultima domenica di marzo, per poi tornare alla precedente l’ultima domenica di ottobre. Ma quali sono i benefici sia dal punto di vista economico che ambientale con il passaggio all’ora legale? E’ bene sapere innanzitutto che l’Italia produce circa l’85% dell’energia elettrica di cui ha bisogno, mentre la restante parte viene importata dall’estero, ad esempio Svizzera e Francia.
Anche se l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili e pulite come l’acqua, il vento e il sole per la produzione di energia elettrica nel nostro Paese sta aumentando (circa il 39% del fabbisogno nazionale), la rimanenza viene prodotta mediante lo sfruttamento di combustibili fossili che producono C02 (anidride carbonica) che, oltre ad essere dannosa per la salute dell’uomo, contribuisce all’epocale problema dei cambiamenti climatici. E’ quindi evidente che più luce naturale si riesce ad avere durante l’arco delle 24 ore, e meno energia elettrica deve essere prodotta per lo svolgimento di numerose attività quotidiane, con un conseguente risparmio energetico in termini economici.
La Terna, la società che gestisce la rete elettrica italiana, ha calcolato che negli ultimi 16 anni grazie al passaggio all’ora legale nei mesi tra marzo e ottobre, il risparmio energetico sia stato di oltre 1 miliardo e mezzo di euro per i cittadini, equivalenti a circa 10 milioni di MWh in meno prodotti. Considerando poi che per produrre 1 kilowattora si può generare fino a 360 grammi di C02, è più che evidente quanto l’ambiente possa giovarne dalla convezione dell’ora legale. Naturalmente è necessario continuare ed accelerare sugli investimenti per convertire la produzione di energia mediante combustibili fossili, con quella generata con fonti rinnovabili, con l’obiettivo di contribuire a realizzare più di uno dei 17 punti dell’Agenda 2030, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità, sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite.
Ma sarà veramente l’ultima volta che in Italia si sposteranno le lancette un’ora avanti per il subentro dell’ora legale? Sembra proprio di no. Il governo italiano infatti ha per ora deciso di mantenere questa convenzione visto i benefici sia economici che ambientali. Alla sua abolizione spingono invece i Paesi del nord Europa, i quali hanno la “fortuna” di avere più luce naturale a disposizione nell’arco delle 24 ore e il cambio dall’ora solare e quella legale, crea loro solo problematiche dal punto di vista organizzativo di tutte le attività legate alla vita quotidiana e professionale dei propri cittadini.