L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, ha davanti a sé delle sfide epocali. Siamo ad un terzo del percorso e, anche se molto è stato fatto, la strada è ancora lunga e complessa. L’obiettivo 11 previsto dall’Agenda 2030, prevede di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili. Stiamo parlando della sfida dei grandi centri urbani.
Quasi metà della popolazione mondiale vive oggi nelle grandi metropoli e, allo stesso tempo, circa 1 miliardo di persone nelle relative periferie in abitazioni fatiscenti e in condizioni a dir poco precarie. E’ altresì da considerare che l’alta concentrazione di persone nelle grandi citta, determina un enorme consumo di energia causando un’elevatissima emissione di sostanze nocive come la C02. Solo considerando questi due importanti fattori, uno sociale e l’altro ambientale, è evidente quanto sia necessario accelerare verso una trasformazione radicale dei grandi centri urbani non solo in Smart City, ma in comunità eque dal punto di vista sociale.
Sono quindi diversi gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 nell’ambito dei grandi centri urbani, come previsto dal programma dell’Agenda, e prevedono:
- garantire a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri;
- garantire a tutti l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili, donne, bambini, persone con invalidità e anziani;
- potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile;
- potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo;
- ridurre in modo significativo il numero di decessi e il numero di persone colpite e diminuire in modo sostanziale le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale causate da calamità, comprese quelle legate all’acqua, con particolare riguardo alla protezione dei poveri e delle persone più vulnerabili;
- ridurre l’impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani e di altri rifiuti;
- fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili;
- supportare i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale;
- aumentare considerevolmente il numero di città e insediamenti umani che adottano e attuano politiche integrate e piani tesi all’inclusione, all’efficienza delle risorse, alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla resistenza ai disastri, e che promuovono e attuano una gestione olistica del rischio di disastri su tutti i livelli, in linea con il Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030;
- supportare i paesi meno sviluppati, anche con assistenza tecnica e finanziaria, nel costruire edifici sostenibili e resilienti utilizzando materiali locali;
Sono degli obiettivi molto ambiziosi, ma che non è più possibile rimandare. La pandemia a certamente frenato la loro realizzazione, ma questo non deve scoraggiarci perché ora più che mai dobbiamo prenderli come punto di riferimento per la ripresa economica e sociale. Dobbiamo puntare sempre di più sul concetto di Smart City, o città intelligente, ovvero un centro urbano sostenibile, efficiente e innovativo e in grado di garantire un’elevata qualità della vita dei propri cittadini.