La questione del cambiamento climatico è ormai uno degli argomenti più dibattuti in assoluto, un’emergenza planetaria che sembra inarrestabile. Nonostante l’impegno di 195 Paesi che nel settembre del 2015 hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C, quello a cui assistiamo ogni giorno a livello ambientale desta molta preoccupazione. Il 2020, secondo gli studi di scienziati ed esperti, è stato l’anno più caldo di sempre. Le restrizioni che si sono rese necessarie per limitare la diffusione del coronavirus, hanno da una parte ridotto notevolmente le attività produttive dell’uomo ma dall’altra, non è stato possibile vederne i benefici se non nel corso del lockdown durante i mesi di marzo e aprile del 2020. Il pianeta continua a surriscaldarsi, ed è quindi arrivato il momento di agire come mai prima di ora. Le conseguenze nel raggiungere quell’infausto traguardo di + 2°C, sarebbero devastanti per l’ambiente e per l’uomo. Il riscaldamento globale, è in gran parte causato dall’alta concentrazione di anidride carbonica nell’aria prodotta dalla liberazione di CO2 fossile.
L’era dell’industrializzazione, iniziata nella seconda metà del ‘700, ha portato ad uno sfruttamento sempre più irresponsabile di risorse naturali come il carbone, il petrolio e il gas. Tutti combustibili fossili che se bruciati per generare energia, si trasformano nella dannosa anidride carbonica. I gas serra che più si rivelano dannosi per l’ambiente e che stanno contribuendo all’aumento della temperatura media del pianeta, sono la suddetta anidride carbonica e l’ossido di azoto, entrambi generati dall’uso sconsiderato di combustibili fossili.
Ma a questi di tipi di gas si aggiungono anche i fluorurati, creati dall’uomo e impiegati come refrigeranti negli impianti di refrigerazione e di condizionamento dell’aria e nelle pompe di calore, e il metano prodotto dagli animali negli allevamenti intensivi in ogni angolo del pianeta. Ma perché è così importante contenere l’aumento della temperatura media della Terra al di sotto dei 2°C? Semplicemente perché l’effetto serra generato dalla CO2, si comporta come una campana di vetro intorno al pianeta che permette il passaggio dei raggi ultravioletti, ma non consente lo scambio termico. Ecco perché l’equilibrio di tutto ciò che costituisce la natura e gli ecosistemi, viene compromesso e alterato.
Il cambiamento climatico si manifesta di conseguenza con le alluvioni, i fenomeni metereologici estremi, lo scioglimento dei ghiacciai con il conseguente innalzamento del livello dei mari, gli incendi sempre più devastanti, le calamità idrogeologiche e le siccità. A tutto questo stiamo assistendo ora che la temperatura media globale è aumentata di 1,2°C rispetto al periodo pre-industrializzazione. E’ facile immagine cosa potrà accadere se l’aumento raggiungesse quei fatidici 2°C. Dall’1 al 12 novembre 2021, si terrà a Glasgow la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nota anche come COP26. La pandemia che ci opprime da più di un anno, ha causato l’annullamento e il rinvio a quest’anno della COP 26 che si sarebbe dovuta tenere nel 2020. Un ritardo che certamente non aiuta, vista la necessità di tempestive iniziative a livello mondiale nell’ottica del cambiamento climatico. E’ però di buon auspicio il cambio di rotta degli USA riguardo l’emergenza climatica intrapresa dall’amministrazione Biden che, subito dopo l’insediamento, ha firmato per il rientro del suo Paese nell’accordo di Parigi e sta programmando ingenti investimenti per la salvaguardia dell’ambiente e il clima.