Sostanzialmente il dibattito sull’energia nucleare come mezzo per produrre quella elettrica, non si è mai fermato. Negli ultimi anni però ha ripreso vigore con l’avvio dell’ormai noto processo strutturale della transizione ecologica, necessario per la trasformazione del vecchio modello socio-economico basato sullo sfruttamento dei combustibili fossili, in quello nuovo che utilizza fonti energetiche sostenibili.  La grave crisi energetica mondiale degli ultimi anni, accentuata ulteriormente dall’attuale situazione di guerra tra la Russia e l’Ucraina, ha fatto tornare alla ribalta la questione delle centrali nucleari. Molti Paesi, anche europei, non hanno mai smesso di sfruttare questa fonte di energia. La Francia ad esempio, produce il 46% del suo fabbisogno energetico attraverso le proprie centrali nucleari. Non solo, una parte di quella che produce la vende ad altri Paesi tra i quali l’Italia. La Germania invece ha deciso di non puntare più sull’energia nucleare, e ha iniziato già da tempo un processo di spegnimento delle sue centrali. Non una vera e propria dismissione fisica, ma una messa in “stand by”. In Italia le centrali nucleari sono 4, ma non sono state più utilizzate dopo il referendum del 1987. I tragici avvenimenti accaduti il 26 aprile del 1986 a Chernobyl, avevano generato pesanti critiche da parte dell’opinione pubblica nei confronti del nucleare come fonte di produzione di energia.   Nel 2011 poi a causa di un terremoto, la centrale nucleare di Fukushima in Giappone subì gravi danni con conseguente contaminazione delle zone adiacenti. Questi incidenti restano fissati nella mente ancora oggi, perché il rischio di un nuovo incidente esiste e con conseguenze che possono essere devastanti per l’uomo e l’ambiente. Nonostante il progresso e l’innovazione tecnologica nell’ambito del nucleare, il dibattito su “nucleare si” e “nucleare no” è quindi molto acceso. Delle centrali nucleari in funzione nel mondo, molte sono già obsolete. Altre invece sono certamente più sicure di quelle che c’erano negli anni ’80. Nonostante il miglioramento dal punto di vista tecnologico, resta comunque il problema delle scorie radioattive, anche se in modo più limitato.  La popolazione mondiale sta aumentando, e secondo l’ONU nel 2050 raggiungerà i 10 miliardi. Il fabbisogno energetico non potrà fare altro che aumentare e, se non si investirà sulle fonti di energie rinnovabili, le già scarse risorse naturali del pianeta finiranno. L’Unione Europea ha da poco confermato che il nucleare e il gas sono fonti energetiche utili alla transizione ecologica, anche se a determinate condizioni riguardo la produzione di C02 per il loro utilizzo. Petrolio, carbone, legna da ardere o biomasse, combustibili nucleari, energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare, ogni fonte per la produzione di energia ha i suoi pro e i suoi contro. All’investimento sulle migliori fonti di energia rinnovabile, si deve quindi associare un più responsabile stile di vita da parte di tutti, rivalutando drasticamente i propri comportamenti quotidiani non solo nel privato, ma anche nelle attività produttive e professionali che stanno generando una sempre più ingente richiesta di energia.

Sostanzialmente il dibattito sull’energia nucleare come mezzo per produrre quella elettrica, non si è mai fermato. Negli ultimi anni però ha ripreso vigore con l’avvio dell’ormai noto processo strutturale della transizione ecologica, necessario per la trasformazione del vecchio modello socio-economico basato sullo sfruttamento dei combustibili fossili, in quello nuovo che utilizza fonti energetiche sostenibili. La grave crisi energetica mondiale degli ultimi anni, accentuata ulteriormente dall’attuale situazione di guerra tra la Russia e l’Ucraina, ha fatto tornare alla ribalta la questione delle centrali nucleari. Molti Paesi, anche europei, non hanno mai smesso di sfruttare questa fonte di energia. La Francia ad esempio, produce il 46% del suo fabbisogno energetico attraverso le proprie centrali nucleari. Non solo, una parte di quella che produce la vende ad altri Paesi tra i quali l’Italia. La Germania invece ha deciso di non puntare più sull’energia nucleare, e ha iniziato già da tempo un processo di spegnimento delle sue centrali. Non una vera e propria dismissione fisica, ma una messa in “stand by”. In Italia le centrali nucleari sono 4, ma non sono state più utilizzate dopo il referendum del 1987.

I tragici avvenimenti accaduti il 26 aprile del 1986 a Chernobyl, avevano generato pesanti critiche da parte dell’opinione pubblica nei confronti del nucleare come fonte di produzione di energia. Nel 2011 poi a causa di un terremoto, la centrale nucleare di Fukushima in Giappone subì gravi danni con conseguente contaminazione delle zone adiacenti. Questi incidenti restano fissati nella mente ancora oggi, perché il rischio di un nuovo incidente esiste e con conseguenze che possono essere devastanti per l’uomo e l’ambiente. Nonostante il progresso e l’innovazione tecnologica nell’ambito del nucleare, il dibattito su “nucleare si” e “nucleare no” è quindi molto acceso. Delle centrali nucleari in funzione nel mondo, molte sono già obsolete. Altre invece sono certamente più sicure di quelle che c’erano negli anni ’80. Nonostante il miglioramento dal punto di vista tecnologico, resta comunque il problema delle scorie radioattive, anche se in modo più limitato. La popolazione mondiale sta aumentando, e secondo l’ONU nel 2050 raggiungerà i 10 miliardi. Il fabbisogno energetico non potrà fare altro che aumentare e, se non si investirà sulle fonti di energie rinnovabili, le già scarse risorse naturali del pianeta finiranno.

L’Unione Europea ha da poco confermato che il nucleare e il gas sono fonti energetiche utili alla transizione ecologica, anche se a determinate condizioni riguardo la produzione di C02 per il loro utilizzo. Petrolio, carbone, legna da ardere o biomasse, combustibili nucleari, energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare, ogni fonte per la produzione di energia ha i suoi pro e i suoi contro. All’investimento sulle migliori fonti di energia rinnovabile, si deve quindi associare un più responsabile stile di vita da parte di tutti, rivalutando drasticamente i propri comportamenti quotidiani non solo nel privato, ma anche nelle attività produttive e professionali che stanno generando una sempre più ingente richiesta di energia.

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